Roma, 12 gennaio 2021 - La fornitura delle dosi di vaccini Covid fissata a livello europeo per ogni Paese, per l’Italia vede un attuale limite di circa 67.000 vaccini al giorno, limite oltre il quale - almeno fino alla fornitura del basso quantitativo di Moderna - non c’è alcuna possibilità di incrementare i soggetti da sottoporre a vaccino. Che alcune Regioni facciano polemica sui criteri di ripartizione dei vaccini fissati su base proporzionale perché si ritengono svantaggiate, è a dir poco sconfortante perché la vera sfida è nel saper gestire con equità e programmazione le forniture delle dosi.
E proprio su questo punto, che come Federazione CIMO-FESMED, vediamo un problema e lo abbiamo rappresentato in questi giorni al Ministro Speranza, il quale ha condiviso il nostro segnale d’allarme: abbiamo evidenziato che, a parità di rifornimento settimanale di vaccini e con un aumento esponenziale dei nuovi soggetti da vaccinare (prime vaccinazioni e richiami), deve essere scongiurato il rischio che si crei un vero e proprio “collo di bottiglia”, pena il fallimento di tutta la campagna di vaccinazione.
“Il vero allarme - commenta Guido Quici, presidente della Federazione CIMO-FESMED - è che solo una seria ed equilibrata programmazione permetterà di evitare che la necessaria somministrazione delle seconde dosi a 21 giorni dalla prima non si sovrapponga alle nuove vaccinazioni, creando il caos nelle strutture e sui territori. Ci vuole equilibrio, criteri omogenei e responsabilità. Le dosi non sono aumentabili a piacimento, dato che la produzione è determinata, né distribuibili a chi corre prima ad esaurirle”.
CIMO-FESMED dunque non ritiene condivisibili le dichiarazioni del Sottosegretario Zampa nel sostenere che il richiamo con le seconde dosi, anziché dopo tre settimane, si possa fare anche a 25 giorni. “Al di là della fonte scientifica - aggiunge Quici - il problema resta quello organizzativo ovvero del doppio imbuto che si creerà a parità di approvvigionamento e certamente spostare la seconda dose di pochi giorni vuol dire solo spostare il problema. Sembra che non si abbia alcuna cognizione di come siano le dinamiche organizzative interne alle strutture sanitarie e la cosa ci preoccupa non poco”.
Per il momento l’unica certezza è il personale medico e sanitario che continua, senza sosta, a lavorare con impegno ed equilibrio nonostante l’elevato tasso di esposizione, tasso che oramai ha superato i 100.000 contagi tra il personale sanitario. Grande senso di responsabilità riscontrato proprio nella corsa a voler vaccinarsi e, certamente, un plauso speciale va ai colleghi napoletani che hanno affrontato, sotto la pioggia, lunghe file di oltre un chilometro per sottoporsi a vaccinazione volontaria. “In questo – conclude il Presidente CIMO-FESMED - è davvero visibile la vera Italia, fatta da persone che in silenzio lavorano, vivono in prima linea e in modo responsabile danno il proprio contributo alla sicurezza delle cure dei cittadini”.
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