LEGGE BILANCIO E PNRR: CIMO-FESMED, TEMIAMO PER IL FUTURO DELLA SANITA’
ANCORA SENZA UNA VISIONE DI RIFORMA DAL GOVERNO
Le misure adottate ininfluenti per una vera riforma del SSN, appello al Ministro Speranza
Roma, 4 gennaio 2020 - Il varo della legge di bilancio 2021 e la prossima discussione sulle risorse da destinare alla sanità attraverso il PNRR del Governo, fanno scoccare il momento della verità su futuro del nostro SSN. non possiamo perdere altro tempo per una vera riforma della sanità pubblica, tassello fondamentale di stabilità sociale e dei diritti nella nostra democrazia.
Già lo scorso anno la Federazione CIMO-FESMED aveva giudicato del tutto insufficiente l’incremento di 2 mld per la sanità nella legge di bilancio 2020 (da 114,4 a 116,6 mld) destinato ai rinnovi contrattuali del personale sanitario, all’aumento del 2% il tetto per acquisto di prestazioni dal privato, al premio alle regioni “virtuose” e all’abolizione del superticket.
La pandemia ha forzato, con la necessità e tre decreti urgenti, la destinazione di ulteriori 4,2 mld per aumentare il fondo sanitario nazionale per supportare le strutture sanitarie territoriali ed ospedaliere sotto emergenza, soprattutto per il potenziamento delle terapie intensive e subintensive (n. 7.725 posti letto) anche se senza i necessari medici specialisti.
Da una parte sono dunque corrette le dichiarazioni del Ministro della Salute Speranza circa l’incremento, in pochi mesi, di 6 mld di euro del FSN, stanziati per affrontare specifici problemi emergenti e straordinari; dall’altra, questi fondi certamente non risolvono la vera sostenibilità del nostro servizio sanitario in termini di LEA, di offerta sanitaria e di accessibilità alle cure.
Dobbiamo riconoscere il lavoro costante del Ministro ed apprezziamo le sue dichiarazioni secondo cui: “la risorsa più importante sono le persone: i nostri medici, i nostri infermieri e i nostri professionisti sanitari”. In questa ottica l’incremento di 1 mld di euro del FSN, destinato alle indennità del personale sanitario, l’aumento delle borse di studio per gli specializzandi e l’assunzione di 60.000 persone, testimonia la consapevolezza di dover ripartire proprio dalle risorse umane.
A questo punto non è più possibile procrastinare, occorre lavorare sull’impianto strutturale del nostro SSN e decidere quale sarà il vero futuro della sanità italiana. Non ci sembra però che si stia partendo con il piede giusto: la Legge di Bilancio 2021 appare perseguire la politica degli ultimi anni e, con i suoi 144 commi in tema di sanità che sono in gran parte di ordinaria amministrazione, non incide sostanzialmente sul miglioramento del SSN.
Ciò che veramente interessa è la volontà o meno di affrontare una seria riforma del SSN ed in quest’ottica la posizione della Federazione CIMO-FESMED è piuttosto chiara, coerente e nota da tempo: chiediamo di modificare la governance del nostro Servizio Sanitario Nazionale partendo da una profonda rivisitazione del processo di aziendalizzazione delle strutture sanitarie, dalla revisione dei LEA per garantire una maggiore offerta sanitaria, dal cambiamento delle modalità di costituzione e ripartizione del Fondo Sanitario Nazionale, dall’introduzione di modelli di assistenza distrettuale innovativi e, non ultimo, dalle garanzie di maggiore sicurezza ed efficacia delle cure.
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Probabilmente - il dubbio è a questo punto lecito - se non ci fosse stata la pandemia sarebbe cambiato poco. Al limite, i provvedimenti adottati possono rappresentare un utile tassello all’interno di un mosaico molto più complesso che deve riguardare anche il Recovery Plan e il MES. E proprio partendo dai punti di debolezza del sistema evidenziati nel corso della pandemia, gli obiettivi del Governo attraverso il PNRR con i suoi 9 o 15 mld di euro stanziati dimostrano, come già da noi affermato, la mancanza di una visione ma, soprattutto, gli stessi sono ben distanti da un vero processo di ristrutturazione del SSN.
Ecco perché riteniamo urgente una profonda rivisitazione degli obiettivi del PNRR, altrimenti diventerà indifferibile ricorrere al finanziamento dei 36 mld del MES, sempre che ci sia la volontà di affrontare, finalmente, la questione sanità.
Le dichiarazioni del Presidente Conte purtroppo non ci rassicurano perché non vediamo la volontà politica di modificare gli obiettivi previsti dal Recovery Plan e lo stesso Presidente del Consiglio ritiene che l’ipotesi MES porti ad un accumulo del deficit proprio perché non si intravede nessun concreto progetto di riforma che guardi alla sanità pubblica e i suoi medici come un fattore produttivo e non un mero costo.
In altre parole, nei piani del governo non c’è ancora una vera idea di sanità del futuro: non tanto in termini ristrutturazione edilizia o di innovazione tecnologica o informatica, quanto di vera riorganizzazione strutturale che assicuri sostenibilità, equità, prevenzione ed accesso alle cure, sicurezza, efficienza clinica ed efficacia delle cure. In quest’ottica, lo ribadiamo ancora una volta, il ruolo del Ministro della Salute diventa fondamentale per sostenere una riforma del SSN o attraverso una radicale revisione del PNRR in tema di sanità o tramite risorse aggiuntive dal MES, dato che le misure contenute nella legge di bilancio sono sostanzialmente ininfluenti per un vero cambiamento.
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